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La vigogna: conosciamo l’animale “di re e dei”

La vigogna (Vicugna vicugna), è un camelide che vive sulle Ande.

Può essere considerato l’animale dei re Inca, poiché solo dalla sua lana venivano tessute le vesti per i sovrani ed era assolutamente proibito a chiunque altro di indossare questo tessuto.

L’altezza al garrese è di 0,7-1,10 metri, la lunghezza di 1,40-2 metri.

È un animale piuttosto longilineo e muscoloso, con un muso fine.

Possiede degli incisivi particolarmente lunghi, il dorso, il collo, la testa e la parte anteriore delle zampe sono rossicci, mentre il resto tende ad essere bianco. Ha un peso compreso tra 40 e 60kg.

La vigogna ha sviluppato due strati di pelo: il primo, quello più vicino alla pelle è lanugine termoregolatrice, quindi aiuta l’animale ad adattarsi al clima.

Il secondo, quello esterno, la protegge dagli agenti esterni e ha fibre lunghe e setose.

La fibra del pelo della vigogna è più sottile del cashmere: 12 nanometri contro 15 nanometri.

Inoltre, l’animale adulto produce una quantità di lana davvero piccola: circa 250 grammi di fibra succida (il vello grezzo non lavorato) ogni due anni.

Questo, naturalmente comporta un prezzo piuttosto alto di vendita, in media infatti il prezzo si aggira a circa 400 dollari al chilogrammo, di fatto uno tra i più costosi al mondo.

Essendo un tessuto estremamente delicato e sensibile ai trattamenti chimici, viene lasciato del suo colore naturale, che va dal bianco al marrone dorato.

La tosatura e la lavorazione seguono ancora oggi metodi antichissimi.

Storie e leggende

Nella cultura Inca, la vigogna veniva cacciata ogni quattro anni, durante una vera e propria cerimonia (chiamata Chaco), che prevedeva una catena di uomini intorno all’area della cattura, per restringersi progressivamente intorno al recinto in cui venivano rinchiusi gli animali e uccisi, sotto gli occhi del re, secondo un preciso ordine.

Le femmine e i cuccioli venivano rasati e rilasciati subito dopo, i maschi anziani e malati venivano uccisi per la loro carne. Questa cerimonia viene ancora praticata in alcuni luoghi.

La pratica della “caccia” rituale della vigogna, non ne mise mai in pericolo l’esistenza, come invece avvenne nei tempi successivi.

I conquistadores infatti cacciarono intensivamente questo animale, consci della sua preziosità e già a metà del XVI secolo venivano notate importanti riduzioni del loro numero.

Verso la fine del XVIII secolo, vennero emanati editti per impedire a livello capillare la caccia della vigogna, permettendo solo la tosatura alla presenza di un funzionario pubblico.

Nonostante ciò, nella seconda metà del XX secolo, rimasero solo 5000 esemplari di questo piccolo camelide. Nel 1969 la specie venne iscritta nella CITES, la convenzione internazionale che regola il commercio di animali e piante in pericolo, all’Appendice I (la categoria che prevede per una specie il massimo grado di protezione), decretando così la fine di ogni sfruttamento ai danni dell’animale.

Con l’istituzione di riserve, soprattutto in Perù e la stipula di patti tra le nazioni in cui la vigogna vive per un’efficace protezione, la specie ha ripreso a popolare le Ande arrivando fino a 98.000 esemplari, tanto che la CITES l’ha retrocessa all’Appendice II, categoria per gli animali a rischio estinzione se il commercio non viene controllato adeguatamente.

Alla fine degli anni ’90 la tosatura è tornata legale e le comunità andine, che da sempre hanno un rapporto sacro con questo animale, hanno ricevuto l’usufrutto delle vigogne purché queste vengano protette dalla caccia dei bracconieri.

Ad oggi, si contatto mezzo milione di esemplari ed è ancora considerata una specie protetta ma non più a livello globale.

Curiosità

Viene ancora oggi raccontata una leggenda sulla nascita di questi docili animali.

Un tempo in cui gli umani vivevano vite dissolute ed immorali, il dio Viracocha, stanco di questo comportamento, decise di mandare un giovane immortale per istruire gli uomini all’agricoltura e al lavoro manuale.

Al termine del suo compito svolto con dedizione, il giovane era pronto per tornare tra gli dei, ma si innamorò di una bellissima giovane.

L’immortale decise di rimanere sulla terra e con l’amata ebbe due bellissimi bambini. Allora, il dio Viracocha, irritato ma intenerito dai due bambini, decise di trasformarli in vigogne, per ricordare per sempre l’immortalità del padre e la grazia e la bellezza della madre.