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Il marà o lepre di patagonia, un portentoso saltatore

Facente parte della famiglia dei roditori, il marà o lepre di patagonia, il cui nome scientifico è Dolichotis patagonum, è un simpatico mammifero dal pelo corto che è biancastro sulla pancia e scuro sul dorso. Il suo habitat naturale è formato da sub-deserti cespugliosi e dalle praterie aride della Patagonia, ovvero di quell’estremo lembo terrestre appartenente al Cile e all’Argentina.

In linea generale, il marà o lepre di patagonia è solito nutrirsi di cortecce, di semi, di radici e di erbe. Dopo tre mesi di gestazione, le femmine partoriscono dai due a tre cuccioli. Durante la gestazione le femmine trascorrono gran parte della loro giornata dedicandosi alla ricerca del cibo, mentre i maschi sono all’erta sui prati per controllare l’eventuale arrivo di predatori.

Le tane ove vivono, sono, di solito, o scavate da loro stessi oppure abbandonate da altri animali. Animali monogami che vivono, anche, fino ai 15 anni, sono soliti vivere in gruppo che possono variare dalle 10 alle 15 unità.

Tra le sue peculiarità, troviamo che è un ottimo saltatore ed un eccellente corridore. Infatti, può saltare agevolmente fino ai due metri di altezza e raggiungere i trenta chilometri orari. Tuttavia, quello che colpisce maggiormente del marà o lepre di patagonia è il suo aspetto. Difatti, morfologicamente il suo aspetto presenta dei tratti che sono caratteristici di altre animali.

La sua unicità

Ad esempio, ha una dentatura che ricorda quella di un roditore, le zampe assomiglianti a quelle di un cervo, mentre il suo muso è similare a quello di un canguro.

Altra insolita caratteristica del marà o lepre di patagonia è l’assunzione di una posizione di riposo che non è solita in un roditore. Infatti, o dorme seduto sulle sue zampe posteriori, oppure ripiega il suo corpo come se fosse un gatto.

Oltre a ciò, il marà o lepre di patagonia, è capace di restare in vita per diversi giorni anche in assenza di acqua. Questo, probabilmente, è reso possibile dal fatto che riesce a ricavare dai vegetali di cui si ciba i liquidi necessari e dal fatto di urinare poco.

Quindi, andando a concludere, il marà o lepre di patagonia, è in grado di poter rimettere più volte in ciclo l’acqua corporea che è necessaria alla sua sopravvivenza.