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Granchio yeti: l’affascinante crostaceo degli abissi

Il regno animale è un profondo oceano di misteri che non smette mai di stupirci con esemplari che sembrano quasi mitologici.

Sicuramente vi sarà capitato di ascoltare la storia dello Yeti, l’abominevole uomo delle nevi, da sempre la sua esistenza è stata avvolta nel mistero ma c’è chi afferma con convinzione che esso si aggiri in solitaria tra le vette imbiancate dell’Himalaya alimentando la paura delle popolazioni locali.

Ad oggi non è stata ancora confermata l’esistenza dello Yeti himalayano, ma il suo nome è stato legato ad un altro animale particolare scoperto nel 2005: il granchio yeti.

  • Regno: Animalia
  • Classe: Malacostraca
  • Ordine: Decapoda
  • Famiglia: Kiwaidae
  • Genere: Kiwa
  • Specie: K. Hirsuta

La sua scoperta

Nel 2005 un gruppo di ricerca guidato dai biologi Robert Vrijenhoek e Michel Segonzac raccolse un particolare granchio albino con lo slurp gun del sommergibile Alvin a 2228 metri di profondità nel sud dell’Oceano Pacifico, a pochi chilometri dall’Isola di Pasqua.

Questo particolare crostaceo, a prima vista, sembrava un ibrido tra un granchio e un’aragosta ed in seguito alle analisi genetiche è stato scoperto che aveva un DNA talmente particolare da non poter essere accomunato a nessun’altra specie conosciuta.

Il granchio yeti ha infatti meritato una famiglia tassonomica tutta sua prendendo a prestito l’importante nome della dea polinesiana Kiwa, madre di tutte le conchiglie; stesso nome per altro del dio del mare venerato dai maori della Nuova Zelanda.

Caratteristiche

Il granchio yeti, se comparato alle dimensioni degli altri granchi conosciuti, è piuttosto grande, la sua lunghezza infatti si aggira attorno ai 15 centimetri quando ha le chele completamente estese.

Il corpo, a forma di goccia, ricorda quello delle zecche ed è ricoperto da un carapace completamente bianco.

La grande specificità di questo animale sono le lunghe chele ricoperte di peli bianchi che ricordano appunto l’immagine dello Yeti delle nevi.

I suoi occhi sono atrofizzati e per questo è completamente cieco, ma riesce a muoversi e ad orientarsi nelle oscure profondità oceaniche proprio grazie ai peli che ne ricoprono chele e zampe.

Comportamento e habitat

Al momento sono ben poche le informazioni accertate riguardo questa particolare specie, a causa della difficoltà nel seguirne la vita in natura ad una tale profondità non è ancora chiaro come si comporti.

Sembra che si tratti di un animale onnivoro in quanto è stato visto mangiare delle alghe ed alcuni ricercatori hanno assistito ad una lotta tra due esemplari che si contendevano un pezzo di gambero.

Il granchio yeti vive in zone idrotermali come le dorsali oceaniche nell’Oceano Pacifico meridionale tra i 2200 e i 2300 metri di profondità.

Curiosità

Il granchio yeti ospita intere colonie di batteri tra i peli del suo corpo ed instaura con essi una relazione simbiotica.

Questo permette ai batteri di consumare i minerali e le sostanze chimiche nocive accumulate dal granchio a causa della vicinanza con le sorgenti idrotermali.

In questo modo i microrganismi si nutrono e il granchio si disintossica!

Secondo alcune teorie scientifiche inoltre il granchio yeti si nutrirebbe di tali microrganismi in casi di estrema scarsità di cibo disponibile.