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Pitone Birmano: caratteristiche, habitat e curiosità

Detto anche “Pitone delle rocce”, il pitone birmano è un affascinante rettile che raggiunge dimensioni davvero notevoli.

Infatti, è noto per la sua crescita inarrestabile che lo può portare anche a raggiungere i 5 metri di lunghezza e gli 80 chili di peso.

Scopriamo di più su questo affascinante animale.

Com’è fatto un pitone birmano?

Noto con il nome scientifico di Python bivittatus, il pitone birmano affascina tutti gli appassionati di rettili, in particolare nella sua versione albina.

Lo si riconosce per via del suo manto scuro, la pancia chiara e tante macchie lungo tutto il dorso, marroni e bordate di nero.

Inoltre, ciò che lo contraddistingue dalle altre specie di serpenti è certamente la sua lunghezza: può raggiungere i cinque metri, ma andare anche oltre.

Il pitone birmano albino è ancora più affascinante, grazie al suo manto chiaro e alle macchie sui toni del giallo.

La testa, in entrambe le razze, è grossa e distinta dal corpo. Possiede due occhi piccoli e caratterizzati da una pupilla verticale.

Presenta denti a forma di uncino che penetrano violentemente nella carne delle prede e consentono al serpente di fare leva per attorcigliare il suo corpo attorno alla vittima.

Infatti, il pitone birmano non uccide per avvelenamento, ma per soffocamento.

Possiede un’elevata forza muscolare, in grado di uccidere anche mammiferi molto più grossi di lui.

Tornando ancora alla sua testa, la sua peculiarità è quella di presentare un osso quadrato e legamenti elastici che legano debolmente la mandibola al cranio.

Ciò significa che questo serpente riesce a ingoiare enormi prede.

Habitat e distribuzione

Il pitone birmano vive nel sud e sud-est asiatico, quindi in India, Nepal, Vietnam, Cambogia e molti altri stati nella zona.

Il suo habitat ideale è la palude, dove l’acqua è stagnante e il terreno particolarmente limaccioso.

Infatti, noto è il sovrappopolamento della zona delle Everglades, paludi nel sud della Florida dove questi rettili sono diventati una vera minaccia per l’ecosistema.

Il motivo di questa invasione delle paludi statunitensi è da ricercare nel commercio di questi serpenti, i quali sono stati prelevati intorno alla metà degli anni ‘90 da collezionisti e abbandonati poi nella zona.

Inoltre, è noto l’episodio dell’uragano Andrew del 1992 che distrusse un grande zoo a sud della Florida, consentendo agli animali di fuggire.

Questi si sono appunto radunati nelle Everglades dando vita a una riproduzione massiva e anche all’attacco di altre specie animali della zona.

Essendo carnivoro, il pitone birmano uccide prede come conigli, volpi, piccoli e medi mammiferi, ma anche grandi alligatori.

Quindi, nella zona delle Everglades, l’ecosistema è stato compromesso dalla sparizione di queste specie animali.

Il governo statunitense è intervenuto vietando il commercio di pitoni birmani dall’Asia e indicendo concorsi per chi uccidesse il maggior numero di esemplari nelle Everglades.

Comportamento e curiosità

I pitoni birmani si muovono principalmente con il favore delle tenebre.

Come gli altri serpenti, anche il pitone birmano caccia e si muove usando la visione a infrarossi e utilizzando i recettori olfattivi presenti sulla lingua.

Il serpente riesce a rilevare il calore degli organi della preda ma anche gli ostacoli presenti sul suo cammino.

Anche se il rettile non ha una visione chiara attraverso gli occhi, riesce comunque a captare prede e altri elementi dell’ambiente circostante. Paradossalmente, questo gli viene più facile di notte.

Di solito risiedono sugli alberi di giorno e scendono al suolo di notte per cacciare. 

Tuttavia, aumentando di peso con la crescita, gli esemplari più anziani passano la maggior parte del tempo a terra, nascosti nel sottobosco.

Nonostante non si possa parlare di letargo, comunque il pitone birmano trascorre le stagioni più fredde sotto rocce, radici di alberi e grotte.

Vita e alimentazione

I pitoni birmani vivono, in media, circa 20 anni anche se sono stati incontrati dei rari esemplari ben più longevi.

Nel corso della sua vita, il rettile si nutre di carne, di uccelli e mammiferi, ma anche anfibi e altri rettili.

Nelle Everglades sono state raccolte testimonianze di pitoni che attaccavano e mangiavano grossi alligatori.

La caccia avviene singolarmente, ovvero in solitudine.

Infatti, il pitone birmano non è un animale da branco e attacca la sua preda attendendola nei suoi territori.

Si nasconde per bene tra gli arbusti o le rocce, aspettando che un animale di avvicini abbastanza per attaccarlo.

Il serpente afferra la sua preda con i denti a uncino, di solito all’altezza della testa, per poi attorcigliarsi intorno al suo corpo e stringere, fino al soffocamento.

Il pitone inghiotte la sua vittima tutta intera.

Dopo un pasto così abbondante, il pitone birmano può restare a digiuno anche per 18 mesi!

Questo essenzialmente perché il corpo del rettile non ha molto acido nello stomaco e la digestione avviene molto lentamente.

La digestione richiede moltissimo dispendio di energie e può durare anche due settimane!

Accoppiamento e riproduzione

Il pitone birmano, come tutti i rettili, nasce dalle uova.

L’accoppiamento avviene all’inizio della primavera.

I maschi procedono con il corteggiamento delle femmine utilizzando due arti vestigiali situati su entrambi i lati dell’ano.

Essi servono per stimolare il corpo della femmina e condurla verso l’accoppiamento.

Inoltre, si tratta di due arti che consentono al corpo della femmina di restare in posizione per ben 30 minuti mentre avviene la fecondazione.

Il pitone birmano possiede due peni, ma solo uno viene utilizzato durante l’accoppiamento.

Una volta terminata questa fase, la femmina subisce un periodo di gestazione delle uova di quattro mesi.

Successivamente, depone le uova in luoghi sicuri dove poi può avvolgere il suo corpo attorno alla nidiata per mantenerne il calore.

Di solito le covate sono circa di 36 o anche 100 uova in base all’età dell’esemplare e alle condizioni ambientali.

L’incubazione delle uova dura qualche mese, al termine del quale si schiudono e la femmina abbandona il nido.

Di solito i piccoli di pitone restano accanto ai gusci fino alla prima muta e poi sono pronti a cacciare.

Secondo alcuni recenti studi, comunque, il pitone sarebbe in grado di generare uova per partenogenesi, ma con meno frequenza rispetto a una riproduzione sessuata.