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Pipa pipa: il rospo del Suriname

In portoghese è chiamato “sapo pipa” per la sua forma: “pipa” significa infatti “aquilone”.

Caratteristiche

Il rospo del Suriname, o anche Pipa pipa, è un anfibio anuro caratterizzato da un corpo schiacciato e una lunghezza dai 5 ai 20 cm, anche se la dimensione media si aggira intorno ai 10-13 cm.

È solitamente grigio scuro nella regione dorsale e più chiaro in quella ventrale. Ha un corpo schiacciato e una testa triangolare appiattita.

Come i membri della famiglia dei pipidi, anche il rospo del Suriname è sprovvisto di lingua, ma possiede una gola larga e dita con appendici a stella che lo aiutano ad ingerire il cibo.

Possiede robusti arti adatti al nuoto, organi di senso ai lati per registrare le vibrazioni in acqua, polpastrelli ad elevata sensibilità tattile e occhi orientati verso l’alto per vedere al di sopra della superficie.

Habitat

Si è adattata ad una vita completamente acquatica, quindi è molto facile trovarlo in fiumi e canali a corso lento e fondo fangoso del Sud America.

A causa della deforestazione, il rospo del Suriname soffre la perdita del proprio habitat naturale. Nonostante ciò, nel corso degli anni non è stato notato un calo significativo del numero degli esemplari.

Per questo motivo lo IUCN ha classificato la specie come “a rischio minimo”.

Dieta e comportamento

Si nutre di vermi, larve di insetti e altri piccoli invertebrati.

È un rospo che vive in solitudine, tranne il momento della riproduzione, ma se tenuto in cattività vive tranquillamente con i suoi simili.

Un curioso modo di accoppiarsi e riprodursi

Ma non è certamente l’assai ordinario aspetto esteriore ad essere motivo di tanta curiosità verso questo piccolo rospo.

Infatti, ad essere decisamente curioso e viene da dire unico nel suo genere è l’accoppiamento.

Al momento giusto, il maschio attira la femmina muovendo l’osso ioide posizionato in gola, non producendo quindi i caratteristici gracidii, piuttosto una serie continua di schiocchi.

La femmina si solleva dal fondo fangoso per iniziare con lui una danza sgraziata fatta di piroette.

Il maschio afferra la femmina dal dorso e la coppia si ribalta ripetutamente fino a quando la femmina depone circa 100 uova.

Queste uova vengono rilasciate, fecondate e intrappolate tra la pancia del maschio e il suo dorso, che presenta una serie di noduli di collagene, che gonfiandosi non appena accolgono le uova, formano uno spesso strato spugnoso che circonda e protegge le uova.

La gestazione dura 3 mesi. Al termine, la rottura delle sacche di collagene avviene in modo pressoché contemporaneo.

Grazie ad un segnale udibile solo dalla madre e dai piccoli, questi bucano lo strato spugnoso e lo lasciano già completamente formati e pronti per nutrirsi.

Per la femmina questo processo sembra essere indolore e, non appena terminata la fuoriuscita dei piccoli, si disfa del precedente strato di pelle per formarne uno nuovo.

E rifare tutto dall’inizio. Queste sono certamente le meraviglie che l’evoluzione ha sviluppato per far sì che una specie potesse riprodursi indisturbata e al sicuro da predatori e minacce.